L'estinzione dell'uomo di Neanderthal

Tipologia: 
Ambiente
27 marzo 2017
L'estinzione dei Neanderthal è da sempre oggetto di discussioni. Le proposte si sono sommate specie durante l'ultimo decennio, spesso dipingendo un quadro grottesco. Le diverse teorie, alcune assai curiose, hanno messo sotto accusa i Sapiens, il clima o i presunti deficit fisici e cognitivi dei nostri cugini. Oggi si ritiene che la loro scomparsa sia dovuta all'ibridazione con i nostri progenitori
 L'uomo di Neanderthal
L'uomo di Neanderthal

L'estinzione dei Neanderthal è da sempre oggetto di discussioni. Le proposte si sono sommate specie durante l'ultimo decennio, a dirla tutta creando un quadro tanto intricato, quanto grottesco. Secondo i calcoli dei genetisti, che ne hanno analizzato il Dna, la maggioranza della popolazione neanderthaliana si è estinta intorno a 40-50 mila anni fa e all'arrivo dei Sapiens era solamente di 70 mila persone. Non a caso erano praticate le unioni tra consanguinei. Oggi si ritiene che questi nostri lontani cugini siano stati assorbiti dai più numerosi Sapiens per ibridazione, dal 2010, infatti, grazie alla ricerca genetica, sappiamo che i nostri progenitori e i Neanderthal si unirono dando vita a prole feconda. Banalmente, una questione di sesso. Ma prima di questa rivelazione - e per la verità anche dopo - la ridda delle ipotesi ha toccato vertici incredibili. La prima teoria, la più nota presso il grande pubblico, è stata quella del massacro per mano dei Sapiens, che un tempo si ritenevano molto più evoluti. Convinzione questa che è stata pian piano messa in crisi dalle evidenze di tecnologie neanderthaliane perfettamente comparabili a quelle dei nostri antenati. A questo punto l'attenzione si è spostata sui cambiamenti climatici, in particolare l'avvento della glaciazione Wurm, iniziata intorno ai 75 mila anni fa. Idea smentita poco dopo da nuovi studi, che sono tornati a cercare altrove la ragione della loro scomparsa. Un'altra ipotesi legata all'ambiente, anche se non alla glaciazione, ha guardato all'esplosione vulcanica dei Campi Flegrei, avvenuta 40 mila anni fa e definita la più grande eruzione degli ultimi 200 mila anni. Questo evento avrebbe schermato i raggi del sole per alcuni anni, abbassando drasticamente le temperature, mentre le piogge acide avrebbero inaridito i terreni. Tuttavia, l'eruzione è avvenuta dopo la drastica riduzione della popolazione neanderthaliana.

Sotto i riflettori è quindi finita ancora una volta l'avanzata del Sapiens. Tra le varie ipotesi è stata proposta quella dei virus portati dalla prima umanità anatomicamente moderna, ma anche il cannibalismo che avrebbe decimato le varie tribù neanderthaliane, divorate dai nostri progenitori appena arrivati in Europa. Molti studi si sono concentrati sul Neanderthal stesso, cercando di individuare problematiche endogene. Si è parlato di una crescita troppo precoce, che avrebbe determinato una vita molto breve. Secondo un'altra ricerca l'estinzione è stata causata dalla poca socievolezza dei Neanderthal, incapaci di organizzarsi in gruppi abbastanza grandi per resistere alle difficoltà climatiche e all'avanzata dei nostri progenitori. Uno studio analogo ha puntato sulla scarsa flessibilità mentale. Si è perfino arrivati ad addossare la colpa agli occhi troppo grandi del Neanderthal, che avrebbe sviluppato l'area del cervello dedicata alla vista per adattarsi alla minore luminosità delle latitudini europee, mentre il Sapiens avrebbe rafforzato processi cerebrali più elevati, che lo avrebbero favorito nel confronto. Ma come detto non esistono prove di un loro effettivo sottosviluppo mentale, anzi le più recenti risultanze rivelano il contrario. Una ricerca di una decina d'anni fa aveva puntato sul femminismo dei Neanderthal, ovvero sul fatto che le donne partecipavano alla caccia insieme agli uomini, mentre la divisione del lavoro adottata dai Sapiens avrebbe garantito la nostra sopravvivenza. Non sono mancate le proposte particolarmente curiose, come quella che individua nella domesticazione del cane da parte del Sapiens l'arma segreta che ci permise di prevalere sui nostri più diretti competitor. Qualcuno ha invece suggerito che sia stata l'incapacità nella caccia delle piccole prede, come i conigli, a determinarne la decadenza, una volta sparita la grande fauna pleistocenica. Per chiudere, non si può dimenticare la più singolare delle soluzioni: qualche anno fa, infatti, è stata avanzata l'ipotesi di un'estinzione dovuta nientemeno che al morbo della mucca pazza.
Giorgio Giordano

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